La «scandalosa» verità sui non nati che non si può proprio oscurare
Via il manifesto provita. Tanto zelo e una così efficiente rapidità sorprendono almeno per non essere, di solito, all’ordine del giorno nella giungla di buche, incuria, rifiuti, parcheggi senza regole, traffico impazzito, mezzi pubblici scarsi e lenti di cui Roma non riesce a liberarsi. Che poi la 'legalità' comunale si sia abbattuta celermente su un manifesto che difende, appunto, la vita umana e fa aprire gli occhi sul dramma dell’aborto interroga ancora di più. Certo, ci si può appigliare ai cavilli dei Regolamenti. Ma è difficile scacciare il pensiero che sia stata soprattutto una decisione politica. C’è chi censura la Lupa capitolina e i due Gemelli e chi proprio a Roma vuol fare a meno della 'scandalosa' verità sui bimbi non nati. Ma non si può. Proprio no.
Com’è triste continuare a sentire la stucchevole retorica del ultraliberismo radicale.
I suoi maîtres à penser si affrettano a dirci, con malcelata strafottenza, che chi non vuole fare il testamento biologico potrà continuare a non farlo. È un pensiero sulla stessa linea del “Non vuoi abortire? Non abortire, ma non impedire agli altri di farlo” e del “Non vuoi divorziare? Non divorziare, ma non impedire agli altri di farlo”. Affermazioni dietro le quali c’è sempre la solita idea individualista e sostanzialmente menefreghista della società e del mondo, che caratterizza e permea il nostro vivere ormai da diversi decenni a questa parte.
Ma sono balle. Tutte balle.
Sono inganni. Subdoli e micidiali inganni.
Perché queste norme ribaltano completamente il giudizio di valore che lo Stato dà nei confronti della vita e della società, del cittadino e del suo vivere all’interno di una comunità. Basterebbe un piccolo sforzo a partire da quest’ultima constatazione per demolire la portata delle precedenti affermazioni.
Perché se l’aborto diventa un diritto, il valore della vita non è più al primo posto, ma subordinato a un’infinità di variabili contingenti.
Perché se divorziare diventa più facile che disdire l’abbonamento a Sky, il criterio della stabilità della famiglia – necessario per edificare una società forte e coesa – risulta minato alla radice, per tutti.
Perché se il medico diventa un mero esecutore di istruzioni, allora non esistono più scienza e coscienza, ma solo orientamenti più o meno vincolanti, che saranno dettati di volta in volta dal potente di turno, in barba alla dignità (quella vera) della vita.
Di fronte a questo scempio rimane probabilmente una sola strada da percorrere: una vera Rivoluzione per la Vita. Non basterà sforzarsi per cambiare le leggi, sempre più spesso oggetto di ardite e creative interpretazioni da parte delle corti, ma occorrerà dimostrare al mondo, partendo dal nostro piccolo, che è possibile vivere una vita diversa. Una vita che si spogli dell’illusione dell’individualismo e dell’autodeterminazione elevata a criterio supremo delle scelte; una vita che riscopra il senso della comunità e la certezza di un bene più grande, che sta al di là dei limiti del nostro sentire e del nostro operare; una vita che non abbia mai (mai!) paura di amare, perché consapevole di essere nutrita da un amore ben più grande dei propri meriti.
Questa è la sfida che ci attende. Anzi, io credo che molti, silenziosamente e lontano dai riflettori, la stiano già affrontando. Abbiamo in mano un seme buono, ma estremamente fragile e delicato: la terra che dovrà accoglierlo è ancora lontana, ma se sapremo indicare la giusta direzione, saremo certi di essere in viaggio sulla strada giusta. E allora avanti, in cammino, con pazienza e coraggio.
Andrea Tosini
Un bambino ucciso ogni 5 minuti. Dal 1978 più di 6 milioni uccisi dall'aborto. Ricordiamo anche questi morti".
Questo il contenuto di migliaia di manifesti apparsi nel centro di Roma in questi giorni. "Il messaggio è sicuramente forte ma rappresenta la pura verità", commenta Toni Brandi, Presidente di ProVita Onlus, perché - continua - pone l'opinione pubblica dinanzi a "ciò che è realmente l'aborto volontario: l'uccisione massiva di bambini innocenti nel grembo materno, con orribili strumenti di morte. Brandi dunque incoraggia gli autori dei manifesti a "proseguire nella buona battaglia".
Di recente ProVita ha dato avvio ad una grande campagna contro l'aborto volontario. In occasione della notizia dei manifesti di Roma, la piattaforma pro-life rilancia la petizione pubblicata sul suo sito "Perché le donne siano davvero informate sull'aborto"."Crediamo che informare le donne sulla vera natura e sulle vere conseguenze dell'aborto volontario non solo faccia onore alla verità, ma contribuisca a salvare vite: sia quelle dei bambini che quelle delle donne coinvolte".