Fedez nel suo profilo Instagram ha postato l’ecografia del feto del nascituro suo figlio nella pancia di Chiara Ferragni. Non è il primo a condividere ecografie, ma lui è un influencer e quindi quella foto a un giorno dalla sua pubblicazione ha 533.000 cuoricini e 3545 commenti.
Fedez quindi con il suo atto sancisce la nascita di un dogma: “la vita digitale inizia prima di quella reale”. In altri termini: “prima si è social e poi si entra nella società”. Occorre che si cominci a prendere atto di questo fenomeno, la nostra ombra digitale inizia ad allungarsi sulla terra prima ancora che ci sia dato di venire alla luce. Si aprono vari capitoli rispetto alla necessaria riscrittura di molte nostre certezze, la tutela dell’immagine di minori va estesa anche alla loro fase embrionale? La data di nascita che segna l’identità anagrafica di un cittadino va spostata alla sua venuta al mondo o alla sua prima condivisione su Instagram? Il nostro diritto alla privacy inizia dall’età della ragione o dalla ragionevolezza dei nostri genitori nel risparmiarci la pubblica esposizione, quando ancora non siamo completamente formati nel nostro aspetto fisico? E per ultimo…Quale categoria di sponsor di abbigliamento o accessori potrebbe investire su un feto, necessariamente nudo senza orologio e senza tatuaggi?
La nostra riflessione è questa:
Un'ecografia di un bambino di poche settimane commuove il web perché si tratta del figlio di gente famosa.... il bambino non ancora nato è già guardato e chiamato a tutti gli effetti come un bambino...Viene da domandarsi se questo non porterà ad aprire gli occhi...le prodigiose macchine che sanno esplorare nel buio del ventre materno dunque ci accompagneranno ad una presa di coscienza nuova? E' possibile. Lo speriamo.
Quando una donna si reca ad abortire perchè quella foto non viene mostrata ?
Il seminario Vittoria Quarenghi è un’occasione offerta ai giovani dal Movimento per la Vita Italiano, per trascorrere una settimana di alta formazione su temi bioetici, biomedici e biogiuridici, spesso in una località di mare per unire la ricerca di una crescita personale alla più sana spensieratezza e convivialità.
Penso che la parola che meglio descriva il Quarenghi sia questa: naturalezza. Sì, naturalezza. Provate a chiudere gli occhi e a lasciare cullare i vostri pensieri da tutte le immagini che questo termine vi evoca. Sicuramente sono istanti di una semplicità sconcertante. Ed è proprio questa genuinità tremendamente semplice che si respira al Quarenghi.
Perché al Quarenghi è così naturale sorridere ai ragazzi che incroci negli spazi comuni e nei corridoi, perché sai che siete lì per lo stesso motivo: lasciarvi incantare dalla bellezza della Vita. Allora diventa anche spontanea la curiosità nei confronti delle loro storie, perché tutti vengono da luoghi e vissuti differenti, ma tutti, prima o dopo, capiscono che quell’esperienza segnerà profondamente le loro vite. Magari subito. Magari dopo anni. Ma lo farà.
Durante quella settimana in cui tutto il frastuono del mondo resta fuori e il tempo sembra fermarsi, è così semplice sedersi l’uno accanto all’altro durante i pasti e ridere di gusto perché sì, il cibo è buono, ma il sapore dell’amicizia è indescrivibile e così sublime. Lascia inebriati. Riempie ma non sazia, non se ne ha mai abbastanza. È un po’ come per il dolce, un’altra fetta ci sta sempre.
Ed è così spontaneo la mattina, prima di andare a colazione, fermarsi a contemplare la bellezza del mare e del sole che si riflette nelle sfumature azzurre delle onde. Sembrano essere lì per noi, meraviglie del creato che vogliono accompagnarci e incoraggiarci in quello che stiamo facendo. Che è così luminoso. Proprio come loro. Proprio come noi.
Col passare dei giorni si crea una sintonia incredibile e inaspettata, che apre al confronto, senza paura del giudizio di chi ti siede vicino, apre all’accoglienza del prossimo e viene spontaneo mettere a disposizione il proprio tempo e le proprie energie per dare una mano ai ragazzi dell’Equipe o a chiunque in quel momento ne abbia bisogno. Apre al dono di sé, che si trasforma in nottate passate a giocare o semplicemente a raccontarsi le proprie avventure con i piedi a mollo in piscina, in mattinate in cui ci si scuote a vicenda perché la stanchezza inizia a farsi sentire, in momenti di condivisione in cui forse all’inizio trattieni un po’ le lacrime, ma poi ti rendi conto di aver trovato persone meravigliose e allora non importa se ti vedono piangere, capiscono il significato di quel momento. Anche quelle lacrime valgono, tanto quanto i sorrisi. E d’ora in poi saranno anche un po’ degli altri, custodite nei loro cuori. Perché forse la cosa più naturale del Quarenghi è proprio questa: condivisione. Tutto quello che siamo lo doniamo agli altri e ci torna indietro moltiplicato, arricchito. Perché ognuno di noi dopo quest’esperienza non sarà più solo se stesso. Sarà anche tutte le persone straordinarie che ha incontrato, tutte le risate e tutti i pianti, tutto l’amore che ha ricevuto, tutti quei respiri di Vita, la propria e quella degli altri, che spettinano i capelli e rendono più belli.
E tornati a casa sarà ancora più naturale, ripensando a quei momenti, far sorridere il cuore perché ti accorgi che continuerà ad essere tutto intensamente reale e non solo un ricordo: le amicizie restano, si fortificano, il cuore anche se più ricco ora è leggero.
Il Quarenghi cambia le persone, aiuta veramente a scoprire se stessi, perché apre al prossimo, apre alle emozioni, apre alla scoperta della propria coscienza, che il mondo oggi cerca di minare. Apre alla vita e in fondo, la vita, è proprio così: naturale.
Da trent’anni il Movimento per la vita propone il Concorso Europeo nelle scuole medie superiori e nelle Università di tutta Italia: una iniziativa accompagnata da importanti patrocini e dal lavoro di numerosi volontari. La partecipazione di circa un milione di studenti – di cui oltre 7000 giovani hanno partecipato ai seminari conclusivi a Strasburgo presso le istituzioni europee, e la testimonianza di molti giovani concorrenti, oggi adulti, prova l’efficacia di questa iniziativa.
Da quest’anno il concorso europeo è stato intitolato ad Alessio Solinas, membro dell’equipe giovani scomparso il 24 Luglio 2016.
I cambiamenti principali del concorso di quest’anno riguardano la natura dei premi e la diversificazione della proposta tra gli studenti che frequentano il triennio delle scuole superiori e gli studenti universitari. I partecipanti di entrambi le categorie potranno affrontare il tema proposto secondo diverse modalità, nell’ambito della scrittura, della produzione grafica e di elaborati multimediali; i premi invece risultano differenti per le due categorie.
Il titolo di questa trentesima edizione sarà: “Vita. Diritto di tutti o privilegio di pochi?”. Il dossier di approfondimento sarà inserito e consultabile nel sito www.prolife.it nel corso del mese di ottobre. Il termine della consegna degli elaborati è fissato al 31 marzo 2018.